Novembre 16

Avvocato stabilito – Titolo abilitante rilasciato da organismo incompetente ex art.6 comma 2 del D. Lgs. 2.02.2001 n. 96

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, Sentenza 9 novembre 2016  n. 22719

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione sono tornate nuovamente ad occuparsi del tema degli avvocati stabiliti, dopo le note pronunce di marzo scorso relative all’esercizio dell’attività professionale per il triennio previsto ex lege e alla irrilevanza del requisito della onorabilità fino alla data di iscrizione all’albo ordinario degli avvocati (cfr. Aiga Informa marzo 2016, sezione deontologia).

Il caso posto all’attenzione delle Sezioni Unite trae origine dal ricorso presentato da un avvocato abilitato in Romania, verso il quale era stato adottato dal COA di appartenenza (Roma) un provvedimento di cancellazione dall’elenco degli avvocati stabiliti, in quanto il titolo in Romania non era stato rilasciato da un organismo competente in base alla legge.

Le Sezioni Unite, nel confermare la pronuncia di appello del CNF (di cancellazione), hanno ricordato come gli unici requisiti necessari ai fini dell’iscrizione nella sezione speciale degli avvocati stabiliti siano quelli elencati dall’art. 6 del D,lgs. N. 96/2001 di attuazione della direttiva 98/5 CE, volta a facilitare l’esercizio della professione di avvocato in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata acquisita la qualifica professionale.

In particolare, il comma secondo dell’articolo de quo prevede che l’iscrizione nella sezione speciale dell’albo sia subordinata all’iscrizione dell’istante presso la competente organizzazione professionale dello Stato membro di origine (nella fattispecie in questione l’Unionea Nationala a Barourilor Din Romania).

A tal proposito, i relativi accertamenti sulla legittimazione degli organismi competenti devono essere svolti attraverso il sistema di cooperazione tra le autorità degli Stati membri dell’Unione europea, denominato IMI (Internal market information system). Proprio in base all’IMI, nel caso di specie, era emerso il conseguimento del titolo del ricorrente presso un organismo non abilitato in Romania.

La S.C., pertanto, nel confermare la decisione d’appello del CNF, ha rilevato come lo stesso (a differenza di quanto sostenuto dal ricorrente) non avesse in alcun modo posto in discussione l’operatività della normativa sull’esercizio della professione forense a livello europeo (D.lgs. n. 96/2001), introducendo ulteriori requisiti rispetto a quelli ivi previsti, ma si fosse limitato ad un mero apprezzamento delle prove documentali circa la provenienza del titolo abilitante all’esercizio della professione da un soggetto incompetente.

Novembre 16

Pubblicità sul web – Divieto di accaparramento di clientela – Continua la querelle tra l’Antitrust e il CNF nel noto caso “amica card”

Con la pronuncia n. 11169 pubblicata l’11 novembre 2016, il T.A.R. Lazio, accogliendo le doglianze del CNF, ha annullato la maxi-sanzione di 912.536,40 euro che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva inflitto al CNF nel febbraio scorso “per non aver ottemperato all’ordine di rimozione, dalla propria banca dati e dal sito istituzionale, del parere n.48 del 11.07.2012, relativo alle prestazioni scontate da parte degli avvocati mediante siti web” (caso “Amica Card”).

Novembre 16

Debiti fiscali del de cuius – Accettazione di eredità con beneficio d’inventario

Sentenza n.23019/2016 Cassazione Civile

E’ bene conoscere le conseguenze per chi accetta l’eredità di un parente defunto con beneficio d’inventario. Questo perché la Corte di Cassazione ha recentemente deciso, con la sentenza citata, che i debiti fiscali lasciati dal defunto, non decadono ma possono essere pretesi da parte degli eredi. Ovviamente, è stato precisato che coloro che accettano con beneficio d’inventario, rispondono delle eventuali cartelle di pagamento, e degli avvisi di accertamento, nei limiti di quanto è stato lasciato loro, e non per l’intera somma (e, pertanto, quest’ultimo caso si verifica solo per chi accetta l’eredità in maniere pura e semplice, senza “beneficio d’inventario”). L’ente di riscossione, pertanto, non può richiedere una somma superiore a quanto un soggetto ha ereditato dal defunto.

Novembre 16

La Cassazione torna sugli effetti della cancellazione dal registro delle imprese della società in corso di giudizio

Cass. Civ., Sez. III, 7 marzo 2016, n. 4389

La Suprema Corte, dopo il noto trittico di sentenze delle sezioni unite civili del 2013, affronta ancora una volta il tema delle conseguenze processuali discendenti dalla cancellazione dal registro delle imprese di una società nel corso del giudizio, giungendo alla conclusione che l’estinzione della società in liquidazione, per cancellazione volontaria dal registro delle imprese, determina la cessazione della materia del contendere, sul credito litigioso non iscritto nel bilancio finale di liquidazione.

NEWER OLDER 1 2 142 143 144 166 167